Una nuova sentenza impone a Poste Italiane di risarcire un cliente vittima di una truffa online. Ecco cosa cos’è successo.
C’è poco da fare: ha ragione chi definisce il cyberspazio un campo di battaglia dove bisogna fare estrema attenzione, tra pirati di stato e organizzazioni criminali (tipo le famigerate “scam city”, le cittadelle della truffa del Sudest asiatico), a non farsi turlupinare da qualche truffa online. Insomma: non c’è pace.
Del resto basta guardare i dati: nel primo semestre del 2024 la Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica ha indagato per circa 14 mila casi di truffe online e frodi informatiche (+10% rispetto allo stesso periodo del 2023). Ne sa qualcosa anche il pensionato toscano che qualche anno fa ha perso più di 18 mila euro per una truffa con la tecnica dello smishing.
Nel 2021 l’uomo ha ricevuto un messaggino SMS che si spacciava per una comunicazione ufficiale di Poste Italiane. All’interno del testo era contenuto un link da cliccare. Dopo aver aperto il collegamento è scattata la truffa. Una recente sentenza ha costretto le Poste a risarcire il cliente truffato. Ecco cosa è successo.
Era il 18 ottobre 2021: il 73enne pensionato residente a San Casciano Val di Pesa (Firenze) si è visto recapitare un messaggino apparentemente proveniente da Poste Italiane, con tanto di logo aziendale. La comunicazione lo invitava a cliccare su un link per risolvere un problema relativo al suo conto corrente.
Dopo aver cliccato sul collegamento, il pensionato si è visto contattare telefonicamente da un falso operatore che con una scusa lo ha convinto a inserire la sua tessere Postamat in un lettore. In questo modo i truffatori hanno acquisito le informazioni necessarie per accedere al conto corrente della loro vittima, dal quale hanno prelevato 18.039 euro.
Insospettito dalla mancata risposta dell'”operatore”, il pensionato si è recato in filiale, dove ha appreso della truffa. Ne è nata un’azione legale che ha portato a una causa civile (Poste italiane aveva negato ogni responsabilità per quanto accaduto, rifiutando di risarcire il cliente truffato). Il tribunale di Firenze infine ha dato ragione al pensionato.
Poste Italiane ha dovuto risarcire l’intero importo trafugato. Secondo i giudici fiorentini non c’è stata alcuna negligenza da parte del pensionato. Nella sentenza si spiega che Poste Italiane non aveva predisposto misure di sicurezza sufficienti a proteggere il cliente dalla truffa smishing (come la doppia autenticazione con codice OTP) e perciò l’azienda andava considerata responsabile.
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