Tracce di PFAS anche nei cinturini degli smartwatch: lo studio rivela un dato preoccupante

Un recente studio ha portato a galla un dato a dir poco preoccupante: sono state trovate tracce di PFAS nei cinturini degli smartwatch.

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono da anni al centro di un acceso dibattito, che ne sottolinea i pericoli. Le loro conseguenze negative sulla salute e l’ambiente sono note, ma ciò non toglie il fatto che continuino ad essere utilizzate dalle industrie per numerosi prodotti di uso comune e non solo. Un recente studio ha portato a galla la loro presenza anche nei cinturini degli smartwatch: i risultati sono preoccupanti.

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Tracce di PFAS anche nei cinturini degli smartwatch: lo studio rivela un dato preoccupante – associazionecest.it

La diffusione dei PFAS risale agli anni ’50. Questi composti chimici vengono largamente impiegati nella produzione industriale per la loro capacità di rendere tessuti e rivestimenti resistenti all’acqua e ai grassi. Si trovano nelle pentole antiaderenti, nei capi d’abbigliamento e nella tappezzeria, come anche nei materiali edili in grado di resistere agli incendi o agli agenti atmosferici (tra cui le piastrelle e il cemento o i metalli).

I PFAS vengono usati nel settore automobilistico ed energetico, nella lavorazione del petrolio e nella realizzazione di impianti e protesi mediche. Anche in campo elettronico si ricorre a tali sostanze, viste le loro proprietà idrorepellenti e dielettriche. Il loro ampio utilizzo, tuttavia, non fa altro che aumentare i rischi per la nostra salute.

PFAS nei cinturini degli smartwatch: questi marchi sono i più a rischio

Da anni la comunità scientifica mette in evidenza i pericoli legati all’impiego dei PFAS nell’industria. Un recente studio ha lanciato un nuovo allarme portando alla luce la presenza di questi composti chimici anche negli smartwatch e nei fitness tracker. L’indagine è stata svolta da uno dei team di ricerca dell’Università di Notre Dame, nell’Indiana (Stati Uniti).

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PFAS nei cinturini degli smartwatch: questi marchi sono i più a rischio – associazionecest.it

Il gruppo guidato dal professor Graham Peaslee ha preso in esame i dispositivi indossabili sempre più diffusi, analizzando 22 cinturini in materiali diversi (tra cui plastica, fluoroelastomeri, metalli e pelle). Dallo studio sono emerse interessanti differenze in merito al rilascio di PFAS da parte degli smartwatch: non tutti sono uguali.

I dispositivi realizzati in fluoroelastomero si sono rivelati i più pericolosi per la salute. Tutti i campioni (9 sui 22 analizzati) presentavano tracce di PFAS, in particolare di acido perfluoroottansolfonico (PFHxA). Come spiegato dal professor Peaslee, le concentrazioni “superavano le 1.000 parti per miliardo, un valore significativamente più alto rispetto a quello rilevano in altri prodotti di consumo”.

Per quanto riguarda gli smartwatch realizzati in materiali alternativi, tra cui il silicone, sono stati invece riscontrati livelli minimi di PFAS – o non rilevabili. I ricercatori inoltre hanno constatato come i cinturini più economici (con un costo inferiore ai 15 dollari) fossero quelli più sicuri. Mentre i modelli dal prezzo superiore ai 30 dollari avevano i livelli più alti di fluoro.

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L’allerta dei ricercatori: riscontrate tracce di PFAS nei cinturini degli smartwatch – associazionecest.it

Tra i marchi coinvolti nello studio ci sono i colossi come Apple, Samsung, Nike e Fitbit (acquisito da Google nel 2019). La questione, come precisato dagli studiosi dell’Università di Notre Dame, necessita di ulteriori approfondimenti. Nonostante ciò, è evidente che i risultati del test sono allarmanti.

Gli smartwatch sono dispositivi che vengono indossati e diverse indagini, in passato, hanno dimostrato come i PFAS vengano assorbiti dalla pelle. Il consiglio è di evitare l’acquisto di cinturini in fluoroelastomero e scegliere quelli in silicone. Inoltre, l’utilizzo di questi dispositivi andrebbe limitato almeno durante il sonno e quando non sono attivi.

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