Chiunque voglia continuare ad utilizzare il PC come stanno facendo adesso potrebbero essere costretti a pagare una “tassa”: di cosa si tratta e come fare ad evitarlo.
Diciamo la verità, in questi anni ci siamo abituati particolarmente bene per quanto riguarda i costi di gestione e utilizzo dei PC e dei software che ci permettono di lavorare, giocare e passare il tempo libero. La diffusione di connessioni veloci e soprattutto l’aumento esponenziale di utenti web ha permesso alle aziende di modificare il loro modus operandi nell’aggiornamento e nell’offerta dei propri prodotti.
L’esempio più evidente di questo cambiamento rappresenta per l’utilizzatore medio di PC il cambio nell’aggiornamento del sistema operativo. Fino a qualche anno fa, infatti, per poter utilizzare l’ultima versione di Windows era necessario pagare l’acquisto del programma, adesso invece si può aggiornare il sistema operativo scaricandolo direttamente dal sito.
Qui però occorre fare una precisazione, se il passaggio dall’7 all’8 e dall’8 al 10 è stato totalmente gratuito e senza condizioni, lo stesso non può dirsi per l’ultima versione dell’OS di Microsoft. Windows 11 richiede dei requisiti minimi che non riguardano la potenza hardware (si può tranquillamente avere un i3 o un processore anche inferiore) ma la sicurezza.
Tra i requisiti fondamentali c’è infatti il possesso del chip TPM 2.0 che rappresenta uno standard di sicurezza del sistema che consente l’installazione e l’utilizzo di applicazioni Android sui computer, così da poter avere un’integrazione efficiente e priva di rischi. Questa limitazione comporta che gli utenti in possesso di PC che hanno più di 5 anni siano tagliati fuori.
Microsoft richiede il pagamento annuale per mantenere il supporto a Windows 10
Fino ad ora chiunque sia stato impossibilità al passaggio ha potuto usufruire di Windows 10 senza che avvertisse la differenza. Microsoft ha infatti continuato a supportare il precedente sistema operativo, garantendo sia la massima compatibilità con tutti i sistemi e i software esterni che la correzione di bug e di falle di sistema.
Questo supporto terminerà il 14 ottobre 2025. Insomma sarà quella la dead line per i ritardatari per passare a Windows 11 e continuare ad avere la certezza che non vi siano problemi e rischi. Qualora non si possa passare al nuovo OS perché l’hardware non lo permette si potrà, a differenza che in passato, richiedere la continuazione del supporto.
Questo però avrà un prezzo annuale che sarà di 27.59 euro per le persone. Diverso il discorso per le aziende, le quali dovranno sborsare 56,11 il primo anno (per ogni terminale?), 112,21 il secondo e addirittura 224,42 per il terzo. Ancora non vi sono notizie certe per gli istituti scolastici, ma si suppone che possa essere raggiunto un accordo che permetta di pagare meno.
L’unico modo per evitare questa “tassa”? Se l’hardware non è compatibile con Windows 11 è l’acquisto di un nuovo computer.